Buongiorno divora libri! Oggi vi porto la recensione di Una dote di sangue di S. T. Gibson edito Oscar Vault.
Gli uomini che hanno ucciso la sua famiglia e bruciato la sua casa l'hanno lasciata a terra agonizzante, vittima di una guerra che nessuno ricorda più. Ma un misterioso straniero riccamente vestito la trova, la salva a un soffio dalla morte e le dona una nuova vita e un nuovo nome: Constanta, colei che è determinata a vivere. È così che la figlia del fabbro di un villaggio della Romania medievale diventa la sposa perfetta per un re immortale. Insieme attraversano i secoli e i paesi, da Vienna alla Spagna, da Pietrogrado a Parigi. Quando però lui coinvolge nella sua rete di passioni e inganni anche una machiavellica gentildonna e un attore squattrinato, Constanta inizia a capire che il suo amato è capace di atti orribili. E dopo essersi alleata con i suoi consorti di sangue – la bellissima Magdalena, il brillante Alexi – inizia a svelare gli oscuri segreti del marito. Constanta si ritrova a scegliere tra libertà e amore. Ma i legami costruiti con il sangue possono essere spezzati solo dalla morte.
Avevo grande aspettative riguardo questo romanzo, che più o meno sono state rispettate, anche se nel complesso non sono stata completamente soddisfatta. Si può dire che Una dote di sangue non è esattamente il mio libro della vita, nonostante la grande validità e i temi trattati.
Il filo di trama è molto semplice. Costanta in punto di morte viene trasformata in vampiro da quello che sarà suo marito e comincia la sua nuova vita insieme a lui. Dopo un periodo stile luna di miele, iniziano i primi problemi legati alla figura di lui. Si mostra possessivo, violento e poco comprensivo. Constanta è stanca di lui, ma all'aggiunta di nuovi membri alla loro famiglia è convinta che la situazione potrebbe migliorare. Purtroppo non è così, e anche i nuovi arrivati, Magdalena e Alexi giungono alla conclusione che Costanta stessa stava premeditando da tanto.
Una dote di sangue potrebbe sembrare una storia di vendetta e rancore, a mio parere la definirei una storia di rivincita e ricerca della libertà. E' innegabile che l'esperienza di Costanta, e poi di Magdalena e Alexi, sia quella comune di tutte le donne vittime di violenza, con cui si crea un parallelo incredibile. Costanta è alla ricerca della sua libertà. All'inizio pensava che lui la amasse, che si comportasse così perché voleva proteggerla, ma con il passare del tempo si accorge dei comportamenti tossici che la sotterrano, fino a quasi a non farla più respirare. Per fortuna Costanta ha dei complici, sottomessi anche loro, per cui il piano volge al termine.
L'aspetto che mi è piaciuto di più è come è architettata la narrazione. Costanta finge di scrivere una specie di testamento a suo marito, spiegandogli il perché del suo comportamento e cosa l'ha spinta a fare ciò che ha fatto. Una lettera aperta che guida il lettore per tutto il romanzo.
Come vi ho accennato, nonostante le tematiche non è una lettura che mi ha colpita nel profondo. Nonostante il suo passato e esperienza, Costanta non mi è piaciuta fin da subito e ho iniziato ad apprezzarla verso la fine. E' innegabile che sia un romanzo scritto magistralmente con un trama ben delineata e completa, ma in ogni caso non sono riuscita a farmelo piacere fino in fondo per quanto ci provassi.
In ogni caso, è un romanzo che consiglio se vi piacciono le storie di rivincita e libertà, sperando che a voi sicuramente piaccia più di me!
"Ma non avevo mai superato la mia sete di vendetta e cacciavo solo i membri più malvagi della società. Uomini, tutti quanti, che avevo beccato a sputare ai bambini mendicanti o ad afferrare il braccio di una lavoratrice così forte da lasciarle il livido. Ho riservato un sadismo speciale ai violentatori seriali e ai maltrattatori."
⭐⭐⭐⭐
A presto,
Claudia
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