"Hunger Games. L'alba sulla mietitura" di Suzanne Collins | Recensione di un prequel emozionante ma riciclato

 Buongiorno divora libri! Finalmente è giunto il momento di portarvi la recensione di Hunger Games. L'alba sulla mietitura di Suzanne Collins edito Mondadori, l'attesissimo prequel di Hunger Games uscito a marzo di quest'anno.

Hunger Games. L'alba sulla mietitura di Suzanne Collins edito Mondadori
All’alba dei cinquantesimi Hunger Games, i distretti di Panem sono in preda al panico. Quest’anno, infatti, per l’Edizione della Memoria, verrà sottratto alle famiglie un numero doppio di tributi rispetto al solito. Intanto, nel Distretto 12, Haymitch Abernathy cerca di non pensarci troppo, l’unica cosa che gli interessa è arrivare vivo a fine giornata e stare con la ragazza che ama. Quando viene chiamato il suo nome, però, il ragazzo vede infrangersi tutti i suoi sogni. Strappato alla sua famiglia e ai suoi affetti, viene portato a Capitol City con gli altri tre tributi del Distretto 12: una ragazza che per lui è quasi una sorella, un esperto in scommesse e la ragazza più presuntuosa della città. Non appena gli Hunger Games hanno inizio, Haymitch comprende che tutto è stato predisposto per farlo fallire. Eppure qualcosa in lui preme per combattere... e far sì che la lotta si estenda ben oltre l’arena.

Come tutti i fan sfegatati della saga (e io mi annovero fieramente tra questi), sono a dir poco impazzita all'annuncio del prequel che tutti stavamo aspettando: l'attesissimo racconto delle edizioni a cui ha partecipato Haymitch Abernathy. Premetto che non è uno dei miei personaggi preferiti, ma mi ha sempre affascinato la sua figura e soprattutto come è diventato l'adulto della trilogia principale. Suzanne Collins cerca di farlo con questo libro, riuscendoci in parte e fallendo in alcuni punti.

Ovviamente i presupposti iniziali sono i soliti: giorno della mietitura e arrivo della cinquantesima edizione degli Hunger Games. Il protagonista entra in scena e a causa di varie circostanze Haymitch parteciperà alla edizione. Il proseguo del romanzo è quasi identico al primo libro della trilogia: arrivo a Capitol City, eventi a cui i tributi devono partecipare, i giochi e poi il racconto del post-giochi. Devo ammettere che non mi aspettavo un'impostazione del genere. Credevo che l'autrice si sarebbe più concentrata sull'Haymitch post giochi al posto di raccontare tutti gli eventi degli Hunger Games, ma leggendo il libro, la scelta risulta comprensibile. L'autrice infatti costruisce tassello dopo tassello l'Haymitch della trilogia, mostrando gli eventi decisivi che hanno portato alla caratterizzazione del personaggio.

Di base, ho apprezzato l'impostazione, nonostante molti punti deboli. Il primo è il riciclo di eventi e situazioni presentate e descritte già nelle trilogia. Molto spesso mi è sembrato di leggere La ragazza di fuoco con protagonista Haymitch, a causa della similarità tra gli eventi. Infatti l'idea che passa al lettore è che Haymitch sia proprio il precursore di Katniss. A volte riciclati sono anche i personaggi, ovvero alcune figure chiave del racconto sono in realtà personaggi già incontrati nella trilogia. Molti lo hanno definito fan service, ed effettivamente la definizione calza e capisco anche la volontà di creare hype di proposito. Per fortuna, i personaggi riciclati non si comportano in modo differente dalla trilogia, nel senso che Collins ha comunque mantenuto la loro caratterizzazione base, concentrandosi anche nei loro confronti di spiegare e evidenziare alcune backstory lasciate in sospeso. Queste scelte però mi hanno dato da pensare. Ovvero, perchè di queste situazioni non viene fatto nemmeno un minimo accenno nella trilogia? La risposta è ovvia ovvero che sono state pensate molto dopo, ma allora perchè fare queste scelte? E qui rientra l'ipotesi di fan service. Ovviamente sono caduta nella trappola, nel senso che oggettivamente è piacevole per un fan ritrovare personaggi che gli stanno a cuore e scoprire la loro storia, ma allo stesso tempo non quadra con ciò che viene presentato nella trilogia creando dei contrasti e un certo fastidio.

Riguardo i nuovi personaggi, mi sono piaciute tantissimo Maysilee, tributo anche lei del distretto 12 (la famosa migliore amica della madre di Katniss) e Lenore Dove, che tutti hanno odiato. Se Maysilee fosse stata nella trilogia, probabilmente sarebbe stato il mio personaggio preferito: è testarda, viziata, a tratti antipatica e snob, ma sa quello che vuole e affronta Capitol City a testa alta. Lenore Dove invece, la famosa fidanzata di Haymitch è stato un personaggio quasi inutile ma che ho comunque apprezzato ai fini della caratterizzazione del protagonista (e dei collegamenti con la ballata ma non mi dilungo per non fare spoiler).

Riguardo lo sviluppo della trama, a mio parere non ci sono stati colpi di scena particolari, perchè come già detto, non c'è nulla di nuovo ma sono situazioni già viste soprattutto nella Ragazza di fuoco: la solita violenza e ricchezza di Capitol City a cui i tributi decidono di non sottomettersi. Decisamente temi importanti sono affrontati, ma ripeto nulla di nuovo rispetto alla trilogia. Ciò non vuol dire però che non sia stato emozionante. Vedere il piccolo Haymitch che affronta i giochi e i relativi sviluppi è stato devastante, a maggior ragione sapendo che il vincitore sarebbe stato lui.

Nonostante ciò, la parte per me più interessante è stato il finale. Vedere come l'Haymitch ragazzo si congiunge con l'Haymitch adulto e i relativi problemi e personalità che ha sviluppato.

Insomma, per essere un libro di cui in un certo senso si conosce l'esito (la vittoria di Haymitch), Suzanne Collins si è giocata molto bene le sue carte. Ha creato un romanzo per me valido nonostante il fan service e una storia avvincente e accattivante, che non supera però la trilogia. Mi aspettavo qualcosa di diverso, ma ciò non vuol dire che il romanzo sia orribile e illeggibile.

Ultimo commento, credo che con questo libro si sia chiuso un cerchio e ora la Ballata dell'usignolo e del serpente risulta perfettamente collegato con gli altri libri.

Ovviamente vi consiglio dei leggerlo se siete amanti della trilogia, ma senza riporre eccessive aspettative.

"Sperare in qualcosa di meglio potrebbe essere pericoloso; potrebbe rendermi cieco rispetto alla realtà della mia situazione. Ricordo che la nonna diceva sempre: "Finché c'è vita, c'è speranza". Ma, per come la vedo io, la speranza somiglia molto al liquore bianco. Sulle prime sembra innocuo, però alla fine ti frega sempre."

⭐⭐⭐ 

Alla prossima recensione,

Claudia

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